Copy wright e AI

Alessia Sialino

10/12/20232 min leggere

Con l’attività di monitoraggio l’Autorità garante per la tutela del consumatore interviene, anche su segnalazione, per verificare l’esistenza di situazioni di alterazione della libera concorrenza e dei diritti d’autore. In particolare qualora le opere dell'ingegno di carattere creativo che appartengono alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all'architettura, al teatro ed alla cinematografia, qualunque ne sia il modo o la forma di espressione, vengano minacciate. A protezione del diritto d'autore e di altri diritti connessi al suo esercizio il Decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 181 e d.l. 9 agosto 2022, n. 115, han modificato la L. 21 settembre 2022, n. 142. Ai sensi art 71 della suddetta legge ogni riproduzione, di qualsiasi forma, è soggetta al pagamento di una somma a favore della SIAE, Società italiana degli autori ed editori, la quale provvede a ripartirlo al netto delle spese.

Nell’epoca moderna la SIAE gestisce anche le licenze per l’utilizzo di musiche italiane nelle stories di Instagram e nei reels di Facebook. A marzo 2023 Meta- proprietaria di entrambe- aveva rimosso dalle sue piattaforme il repertorio amministrato da Siae ponendo in essere un abuso di equilibrio contrattuale. ll Garante, a seguito della segnalazione del Presidente Siae, ha aperto un’indagine per accertare un presunto abuso di dipendenza economica.

Secondo l'Autorità la società di Mark Zuckerberg potrebbe aver indebitamente interrotto le trattative per la stipula della licenza d'uso, sulle proprie piattaforme, dei diritti musicali abusando della dipendenza economica di Siae. In particolare Meta potrebbe aver indebitamente interrotto le trattative per il rinnovo del contratto scaduto eliminando, altresì, i contenuti musicali tutelati da Siae dalle proprie piattaforme social e non avrebbe fornito alla società le informazioni necessarie per svolgere le negoziazioni nel pieno rispetto del principio di trasparenza ed equità. In effetti l'Antitrust indaga sull'ipotesi che Meta potrebbe avere abusato dello squilibrio contrattuale di cui beneficia chiedendo a Siae di accettare un'offerta economica inadeguata, senza però fornire le opportune informazioni per valutarne l'effettiva congruità. A seguito dell'interruzione delle trattative, Meta ha eliminato dalle piattaforme social i contenuti musicali tutelati da Siae in modo che non fossero più fruibili dagli utenti ed ha subito una misura cautelare volta a ripristinare immediatamente la fruizione dei brani ; ha anche risposto nei 20 giorni concessogli chiarendo che “Tutelare i diritti d'autore di compositori e artisti è per noi una priorità assoluta, per questo rimaniamo impegnati nel raggiungere un accordo con Siae che soddisfi tutte le parti".

Pare che alla Siae venisse richiesto di accettare una proposta unilaterale di Meta prescindendo da qualsiasi valutazione trasparente e condivisa dell'effettivo valore del repertorio e tale posizione, unitamente al rifiuto da parte di Meta di condividere le informazioni rilevanti ai fini di un accordo equo, è evidentemente in contrasto con i principi sanciti dalla Direttiva Copyright per la quale gli autori e gli editori di tutta Europa si sono fortemente battuti. Si precisa che Siae ha continuato a cercare un accordo con Meta in buona fede, nonostante la piattaforma sia priva di una licenza a partire dal 1 gennaio 2023. Le critiche mosse a Meta riguardano la sua condotta volta a pretendere repertori musicali italiani senza remunerare adeguatamente gli autori che tramite la Siae beneficiano dei diritti che la legge riconosce loro. Risulta di palmare evidenza che la tutela dei loro diritti sia minata da un atteggiamento di superiorità non solo economica, ma anche di posizione dominante per la forza commerciale che Meta ricopre.

Tuttavia al netto degli errori giuridici e di valutazione commessi, pare che Meta si sia avveduta ed abbia compreso che il costo dei diritti ben vale il numero degli utenti che usano le sue piattaforme e che non ci sia miglior spesa, in epoca di folllower ed influencer, che potrebbero, in qualità di consumatori, sentirsi minacciati e ricorrere a loro volta all’ Autortià garante per la propria tutela.